DON ABBONDIO
E’ il parroco del paese di Renzo e Lucia, colui che avrebbe dovuto unirli in matrimonio, se non ci fosse stato l’incontro con i bravi, mandati da don Rodrigo, sul far della sera del 7 novembre 1628.
“Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani ,né mai”
E’ descritto come un sessantenne, capelli bianchi e “due folti sopraccigli, due folti baffi, un folto pizzo” che incorniciano una “faccia bruna e rugosa”. Don Abbondio non è un uomo coraggioso anzi, è un debole. Questo tratto del suo carattere lo ha convinto a farsi prete, non per vocazione, ma per far parte di una classe sociale protetta in tempi in cui regna la violenza e la sopraffazione.
“ don Abbondio non era nato con un cuor di leone”
“Il nostro don Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima quasi di toccare gli anni della discrezione, d’essere,in quella società, come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”.
Svolge il suo ministero tenendosi fuori da qualsiasi controversia soprattutto se si tratta di personaggi potenti, come don Rodrigo.
“disposto…disposto sempre all’obbedienza” risponde alle intimidazioni dei bravi.. “ Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare”
Benché abbia dovuto studiare per diventare prete, è rimasto relativamente ignorante, ma di ciò pare non preoccuparsi. Si diletta a leggere libri senza un preciso interesse, che legge senza capirne un granché. “Carneade, chi era costui” è diventato quasi un proverbio
“E più d’uno m’ha detto lo stesso. Ho poi incontrato Ambrogio che veniva proprio di lassù, e che l’ha veduto, come dico, far da padrone. Lo vuol sentire, Ambrogio? L’ho fatto aspettar qui fuori apposta. – Sentiamo, – disse don Abbondio. Renzo andò a chiamare il sagrestano. Questo confermò la cosa in tutto e per tutto, ci aggiunse altre circostanze, sciolse tutti i dubbi; e poi se n’andò. – Ah! è morto dunque! è proprio andato! – esclamò don Abbondio.”
INDIRIZZO: Via S.Antero
ILLUSTRAZIONE: Capitolo XXXVIII
FRASE: “Ah! è morto dunque!”